La montagna yoga, asana del qui e ora: scali il cielo per conquistare consapevolezza, centratura e vitalità
Quante volte vorremmo riuscire a vivere “nel qui e ora”? L’asana yoga della montagna ci indica la strada. Un viaggio dentro di noi per scoprire che la montagna non è statica, e non ci vuole forza di volontà per stare nel momento, ma solo sentire e assecondare il fluire della vita. Poi tutto avviene spontaneamente. La montagna yoga, asana del qui e ora: scali il cielo per conquistare consapevolezza, centratura e vitalità.
Continua con l’asana della montagna l’esplorazione del mondo naturale attraverso GreenYoga, il nuovo yoga style che ti avvicina alla natura in collaborazione con Laura Voltolina, insegnante certificata Yoga Ratna esperta di mitologia e simboli.
Montagne cosmiche, montagne sacre
A ogni latitudine esistono montagne cosmiche sacre, venerate, mete di pellegrinaggi e luoghi di iniziazione. L’umanità ne ha percorso i sentieri per cogliere l’energia concentrata della terra, realizzare la forza dello spazio illimitato e respirare il divino sulle vette, dimora degli dei (per esempio, in India e nella Grecia classica) o luogo in cui, comunque , il numinoso si manifesta (come il Monte Sinai dell’Antico Testamento).
Il Monte Meru
Nella mitologia indiana, la Montagna Cosmica è l’immenso Monte Meru: completamente d’oro, si trova al centro dell’universo e da lì sostiene i cieli, mentre le sue radici arrivano ben oltre il centro della Terra. È la linea verticale, attraverso la quale sale la forza e lungo la quale scendono benedizioni.
Dalla sua base nascono i continenti, emanati verso i 4 punti cardinali. È l’espansione sul piano orizzontale. Il cocchio del sole ruota intorno alla vetta, dettando il ritmo del giorno e della notte, perché il Monte è il Mondo stesso.
La vetta del Meru è più larga della base, per poter accogliere le innumerevoli forme in cui il divino, nella mitologia indiana, si declina. Anche nella mitologia greca classica gli dei ellenici vivono sulla vetta, sempre circondata da nubi e quindi invisibile dalla base, dell’arcinoto monte Olimpo.
Il MonteQāf
Nel mondo arabo esiste una montagna di cui si dice non possa essere raggiunta né per terra, né per mare: l’ineffabile Monte Qāf: il mondo è il centro di un Grande Oceano, e il Monte circonda l’oceano stesso, come un anello. Anche il Qāf racchiude la linea verticale e quella orizzontale: chi percorre le cime del Qāf, quindi, torna sempre al punto di partenza, completa un ciclo, ne inizia un altro.
Nell’incontro tra verticale e orizzontale, la Montagna Cosmica ci dice il nostro spazio (dove siamo), cioè qui, e il nostro tempo (quando), cioè ora. È consapevolezza pura.
L’asana: essere la posizione che è montagna
La montagna yoga asana del qui e ora: scali il cielo per conquistare consapevolezza, centratura e vitalità. Nella pratica Yoga, l’asana (posizione) della Montagna spesso viene chiamata Tadasana, ma si chiama anche Samasthiti, che significa letteralmente ‘con la stessa forza’, quindi stare, ma anche fermezza.
Una fermezza slegata dalla volontà pura e semplice, una fermezza che sgorga spontanea dalla consapevolezza di sé, del qui ed ora. La prima passa attraverso lo sforzo, l’irrigidimento; la seconda attraverso la naturalezza, ‘stare’, appunto.
1. Le radici ci sono già
Radicarsi non è mettere radici: è ricordarsi che le radici ci sono già. Ascolta coi piedi, meglio scalzi, così la pelle percepisce l’appoggio a terra come se non ci fossero memorie sensoriali precedenti: infatti, quando ti lasci assorbire dall’esperienza qui-ed-ora, non sei nell’etichettare o nel ricordare.
Ascolta temperatura, consistenza del materiale, e solidità. Con la solidità, arriva il sostegno. Più abbandoni la tua volontà di controllo, più il sostegno sarà efficace: è l’energia tellurica che sale dal basso verso l’alto.
Quando ti lasci sostenere, i tuoi piedi si adattano e compiono tutti i piccoli aggiustamenti necessari. Gli aggiustamenti salgono verso la testa, e la testa, il vertice, il cielo, sarà leggero. È lo stare.
Ricorda: più controlli con la volontà, meno hai terra, più la testa è pesante: infatti quando ‘decidi’ la tua postura e scegli di modellarti, ci saranno variazioni volontarie, molte o poche, che ti porteranno ad assomigliare all’idea di postura che avevi. A costo di sforzo, per quanto modesto, e di qualche contrattura. E, quando avrai bisogno di quell’energia per qualche altra vicenda quotidiana, la tua postura modellata svanirà. Morale, lo yoga ti fa capire che sforzarsi è controproducente.
Il respiro è un pilastro del radicamento, ed è la cartina tornasole più immediata di ogni forzatura/naturalezza.
1. Sperimenta una prima modalità di respiro. Decidi la postura che credi dovresti avere, nei dettagli, e assumila. Quando sei nella postura che hai scelto, osserva il tuo respiro. Com’è? Hai forse trattenuto il fiato mentre ti impostavi? Che qualità ha, adesso?
2. Una seconda modalità. Lascia la postura volontaria, e ripercorri la scoperta del sostegno e degli aggiustamenti tellurici. Osserva adesso il tuo respiro: com’è? Probabilmente la qualità che troverai è più libera, ampia, spontanea.
2. Braccia grandi, cuore aperto
La linea orizzontale avvolge tutti gli esseri viventi. Apri lateralmente le braccia con i palmi delle mani in avanti, poi ruota le spalle – una volta sola – avanti/alto/dietro/basso e, con le scapole ben appoggiate al dorso, apri ancora di più: non in alto né indietro, ma allontanando le mani l’una dall’altra, aprendo il cuore, la bocca dello stomaco e il punto tra le scapole.
È il momento dello spazio, della linea dell’orizzonte, è abbracciare il mondo, con braccia grandi, con cuore aperto. Adesso hai le direzioni cardinali del Monte Meru, i 4 continenti: la linea dell’orizzonte è la linea di tutte le creature viventi, dell’energia della vita.
3. Tra Terra e Cielo
Se continui ad allontanare le mani una dall’altra, ti accorgerai che spontaneamente, senza un intervento della volontà, le braccia saliranno verso l’alto. L’abbraccio al mondo diventa abbraccio al cielo, linea orizzontale e linea verticale dialogano tra loro in continuazione.
4. La montagna
Ruota i palmi delle mani verso l’esterno e scendi con le braccia. Le scapole saranno bene in appoggio sul dorso. Le mani, le spalle, i piedi scendono attratti dal centro della terra. Il vertice del capo sale verso il cielo.
La fermezza è ferma davvero? Senti il tuo respiro, e la danza di complementari che avviene, spontaneamente: se cerchi di bloccarla con la volontà, ti accorgi che la fermezza può riuscirti solo al costo di enorme sforzo, quindi per breve tempo.
Vale la pena usare così tanta energia per irrigidirsi, arroccarsi, in un’immobilità innaturale? Se togli il giudizio, ti godi la vibrazione della vita che accade a ogni livello, sei nello ‘stare’, nel qui ed ora.
La fermezza non è ferma, è un equilibrio dinamico di piccoli ondeggiamenti in cui nessuno prevale: è il fluire della vita, in te come in ciascun altro essere vivente.
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